perché dormiamo

Perché dormiamo? Le teorie sulla funzione del sonno

October 09, 20246 min read

Rispetto a tutti gli altri bisogni fisiologici, le funzioni del sonno sono tuttora per molti aspetti incomprese e avvolte dal mistero. Ad un primo sguardo il sonno non sembra essere una buona cosa: mentre dormiamo non possiamo nutrirci, non possiamo socializzare, non possiamo riprodurci e siamo completamente vulnerabili.

Eppure, come ha affermato il dr. Allan Rechtschaffen, “Se il sonno non avesse una funzione assolutamente vitale, allora sarebbe il più grande errore che il processo evolutivo abbia mai commesso”.

Quindi perché dormiamo? In che modo il sonno sostiene il processo evolutivo?

A questa domanda, nonostante decenni di ricerche, la scienza non è ancora arrivata ad una risposta univoca e condivisa. Ciò che attualmente si conosce sulla funzione del sonno ha permesso agli scienziati di sviluppare solo alcune teorie per cercare di spiegare il motivo per cui dormiamo, e in futuro potremmo scoprire che la risposta alla nostra domanda è data dall’incrocio di due o più di queste teorie:

  • teoria adattativa o evolutiva

  • teoria riparativa

  • teoria della conservazione dell'energia

  • teoria della plasticità del cervello

Teoria adattativa o evolutiva

È una delle prime teorie sul sonno, e sostiene che l'inattività notturna è una forma di adattamento che ha garantito all’uomo la sopravvivenza nei momenti in cui è particolarmente vulnerabile. Secondo i sostenitori di questa teoria, in origine gli esseri umani erano costretti a nascondersi durante la notte per proteggersi dall’attacco di animali predatori e quindi a ridurre la loro attività notturna fino ad azzerarla. Una simile limitazione avrebbe generato la tendenza a dormire, consolidando l’abitudine nell’arco del tempo per diventare ciò che ora conosciamo come sonno.

Nel mondo animale, le specie che hanno pochi predatori naturali, come orsi e leoni, spesso dormono tra le 12 e le 15 ore al giorno, mentre quelle che hanno molti predatori naturali hanno solo brevi periodi di sonno e di solito non più di 4 o 5 ore al giorno. 

Questa teoria non è in realtà molto sponsorizzata, perché relega il sonno ad un mero adattamento e lo priva di qualunque valenza funzionale. Un altro contro-argomento a questa teoria è quello che per essere in grado di fronteggiare un'emergenza è più sicuro rimanere coscienti rispetto all’essere incoscienti.

Teoria riparativa

Secondo questa teoria, dormire è essenziale per rivitalizzare e ripristinare i processi fisiologici che mantengono il corpo e la mente sani e correttamente funzionanti dopo gli sforzi affrontati durante lo stato di veglia.

Quindi secondo questa teoria il sonno è terapeutico, dopo una bella dormita tutto è più chiaro e si sistema! Basti pensare, in casi clinici particolarmente seri, alla funzione del coma indotto oppure alle cure farmacologiche antidepressive che coadiuvano il sonno, per produrre stati di rilassamento psico-fisico.

Negli ultimi anni queste idee hanno ottenuto il sostegno di prove empiriche, raccolte da studi sull’uomo e sugli animali. Il più sorprendente di questi è che gli animali privati ​​del sonno perdono tutte le funzioni immunitarie e muoiono nel giro di poche settimane. Ciò è ulteriormente confermato dall’evidenza che molte delle principali funzioni rigenerative nel corpo, come la crescita muscolare, la riparazione dei tessuti, la sintesi proteica e il rilascio dell'ormone della crescita, si verificano principalmente, o in alcuni casi solo, durante il sonno. 

Un ulteriore studio dell'Università di Rochester, ha scoperto il sistema glinfatico, che nel sonno aiuta il cervello ad eliminare le tossine accumulate durante il giorno. Secondo questi ricercatori, nel sonno i neuroni diminuiscono il loro volume del 60% aumentando lo spazio tra di loro per permettere alle tossine di essere “lavate” in modo più efficace. Uno degli autori dello studio, la neuroscienziata Maiken Nedergaard ha affermato: “Le risorse limitate del cervello lo costringono a scegliere tra due diversi stati funzionali: sveglio e vigile o addormentato e ripulito”.

Quindi il sonno sarebbe un vero e proprio strumento di mantenimento del cervello, e una sua carenza potrebbe favorire la comparsa di alcune malattie come il morbo di Parkinson o l'Alzheimer, caratterizzate da presenza di accumuli proteici dannosi per i neuroni.

Un altro aspetto rigenerativo del sonno riguarda l’eliminazione delle molecole di adenosina, un sottoprodotto dell’attività del sistema nervoso, che accumulandosi durante le ore di veglia aumenta via via la nostra sensazione di stanchezza. Finché siamo svegli l'adenosina si accumula e durante il sonno viene eliminata dal nostro organismo e, di conseguenza, ci sentiamo più vigili al risveglio.

Teoria della conservazione dell'energia

Le ricerche effettuate sulla fisiologia del sonno hanno evidenziato che durante la fase NREM del sonno si riduce il fabbisogno di ossigeno, il battito cardiaco rallenta, il tono muscolare diminuisce e la temperatura corporea cala; si entra in una sorta di stato di stand-by energetico (il metabolismo energetico negli esseri umani è ridotto fino al 10% e ancor più in altre specie), che compensa il dispendio della veglia. Queste osservazioni hanno indotto alcuni ricercatori a teorizzare che il sonno abbia la funzione di aiutare l’organismo a conservare le risorse energetiche necessarie per lo stato di veglia e di attività.

Questa teoria funzionale si aggancia a quella riparativa anticipandone gli intenti in termini temporali. Si basa sulle capacità preventive che l’organismo umano o animale è in grado di attivare per prepararsi ad un investimento futuro di energie fisiche e psichiche.

Teoria della plasticità del cervello

Una delle spiegazioni più recenti e convincenti del perché dormiamo si basa sull’osservazione che nel sonno avvengono cambiamenti nella struttura e nell'organizzazione cerebrale. Questo fenomeno, noto come plasticità cerebrale, non è completamente compreso, ma sta diventando chiaro, ad esempio, che il sonno svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello nei neonati e nei bambini piccoli. I neonati trascorrono circa 13-14 ore al giorno dormendo, e circa la metà di quel tempo viene speso nel sonno REM, la fase in cui si verificano la maggior parte dei sogni.

Il legame tra sonno e plasticità cerebrale sta diventando chiaro anche negli adulti. Ciò che è stato osservato è l’impatto che il sonno e la deprivazione del sonno hanno sulla capacità di apprendimento e di svolgere una varietà di compiti. Il sonno consente al cervello di consolidare la memoria a lungo termine e prepararsi ad apprendere nuove informazioni nel giorno a venire e la mancanza di sonno ha un grave impatto sulla capacità di ricordare.

Sebbene queste teorie non siano state ancora dimostrate, la scienza sta facendo passi da gigante nella scoperta di cosa succede durante il sonno e dei meccanismi che controllano i cicli sonno-veglia. E nonostante non sia ancora chiaro "Perché dormiamo?" tale domanda continuerà a generare nuove conoscenze su questo aspetto essenziale della vita e così avremo la possibilità apprezzarne sempre più i benefici che offre alla nostra salute.

Nel frattempo dai valore al tuo sonno!

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(Fonte: VeryWellMind)

Coach del Sonno certificato e fondatore della Scuola del sonno

Diego Sommavilla

Coach del Sonno certificato e fondatore della Scuola del sonno

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